La bambina utile un giorno aprì alle bambine inutili.
Era da molto che premevano alla porta, così, le lasciò entrare.
In pochi minuti,
le bambine inutili presero possesso della casa.
La loro prima azione
fu bruciare pile di libri da cui divamparono storie ardenti.
La fiamma,
che mai prima aveva brillato tra quelle pagine,
ora svettava incontrastata.
La cenere,
bianca e compatta, riposava a terra, cipria cocente
di rare pagine avoriate di buona grammatura.
(Da “La bambina utile”, inedito)
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10 commenti
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gennaio 23, 2008 a 8:36 pm
violaamarelli
mmhh, Madeccia, quel che penso è che tu vorresti tanto ma tanto essere una bambina *inutile*, rassegnati, sei nata *utile* baci…Viola
gennaio 23, 2008 a 8:38 pm
violaamarelli
E aggiungo, per fortuna che resiste qualche bambina utile, altrimenti che avrebbero da bruciare le “arabe” nella biblioteca di Alessandria (quella di Umberto Eco, obvious).., baci (oggi giornataccia, per fortuna che mi è pasata…), Viola
gennaio 24, 2008 a 9:54 am
biancamadeccia
Forse non si capisce, ma questo è l’inizio di una raccolta scritta tutta dal punto di vista delle ‘bambine inutili’ (come le storie, come i libri) contro ‘l’utile’, ciò che serve e che viene scelto solo perché, appunto, “ci serve”.
Ognuna di noi ha tante bambine ‘inutili’ dentro che non hanno mai visto la luce perché ‘non utili’, non funzionali a quello che ci circondava.
Chissà a liberarle queste “poarete” 😉
Un abbraccio bellissima.
B.
gennaio 26, 2008 a 9:43 am
barbara34
è bello scatenare le bambine inutili, condivido il tuo punto di vista e mi piace molto la messa in forma poetica.
gennaio 26, 2008 a 1:53 pm
biancamadeccia
benvenuta Barbara, ho visto che sei appassionata di ‘gender studies’ e antropologia. Sì, è bellissimo aprire la porta alle bambine inutili, che poi è anche un po’ come dire, aprire la porta alla poesia.
E la seconda volta che tratto il tema delle ‘immagini cattive’ femminili.
Grazie per le gradite parole di apprezzamento e per la visita che ricambierò, il tuo blog è molto interessante e ricco.
buon we, Bianca
febbraio 20, 2008 a 9:21 pm
Michelangelo
ho letto questo e l’altro racconto che mi hai segnalato.
Mi sembra una forma di scrittura nuova e molto interessante! Mi sono piaciuti!
Sono piccoli componimenti che restituiscono un evento, un frammento, un emozione come un racconto breve con i tempi e i modi di una poesia.
Michelangelo
febbraio 21, 2008 a 11:45 am
Bianca Madeccia
Carissimo Michelangelo, sono felice che anche tu apprezzi questa forma narrativa che è già stata praticata con ottimi risultati da autori (in italia pochissimi) sudamericani e nordamericani.
Io sono giunta a questa forma di narrazione d’istinto. Successivamente mi sono sempre più addentrata nella pratica e nella lettura di questo genere letterario, man mano rendendomi conto di predilegere fortemente la forma breve (poesia o prosa), che contrariamente a quanto molte persone pensano, non è affatto più semplice.
Sicuramente l’amore per l’analisi delle differenti misure l’ho potuta approfondire frequentando il giornalismo e il lavoro di redazione, pratiche scrittorie che ti insegnano, innanzi tutto, le infinite necessità delle molte misure di scrittura – dalle didascalie per foto, che ne esistono tantissime e di differente tipo – all’inchiesta a puntate – poi, come seconda ma necessaria lezione, il bisogno di mantenere alta la tensione dei fatti in ogni tipo di scrittura, ma che, soprattutto, a me ha trasmesso l’amore per l’essenzialità delle parole, per la pulizia e trasparenza del linguaggio, per le architetture di fili d’acciaio invisibili che stanno dietro ad ogni costruzione linguistica, anche breve.
Tutto il lavoro che ho fatto di pulizia formale e concettuale sulla mia scrittura, ma soprattutto su quella altrui, che questo fa il redattore (o editor), a qualcosa deve essere servito 🙂
Grazie per la la tua preziosissima attenzione. Ti intuisco uomo raffinato, intelligente e rigoroso, e quindi, il gradimento che mostri per il mio lavoro mi lusinga doppiamente.
Grazie.
Bianca
febbraio 22, 2008 a 11:15 am
Michelangelo
Non mi dispiacerebbe lavorare in una redazione. Sicuramente è un’esperienza molto formativa.
Professionalmente mi occupo di tutt’altro, spesso mi trovo a rappresentare situazioni complesse in poche slides e so bene quanto sia importante la sintesi per una comunicazione efficace.
In merito all'”essenzialità delle parole” di cui fai accenno, sarei curioso di una tua opinione sul “Giardino dei Finzi Contini”, recentemente recensito sul mio blog, dove al contrario delle moderne forme di comunicazione le parole fluiscono numerose e lente
Infine ti ringrazio di cuore per i fin troppo generosi complimenti.
Con stima
Michelangelo
febbraio 22, 2008 a 12:08 pm
Bianca Madeccia
Non potrei, non ce l’ho mai fatta neanche ad iniziarlo. Mi sono sfracellata al suolo già dalle prime pagine. A mia discolpa, riporto qui il J.L. Borges della “Biblioteca inglese” (o il Pennac dei “Diritti del lettore”).
“Se un libro vi annoia, abbandonatelo; non leggete un libro perché è famoso, non leggete un libro perché è moderno, non leggete un libro perché è antico. Se per voi un libro è noioso, lasciatelo, anche se si tratta del ‘Paradiso perduto’ o del ‘Chisciotte’ – che per me non sono noiosi. Ma se per voi un libro è noioso, non leggetelo; significa che quel libro non è stato scritto per voi”.
Grazie per graditissima la visita
Bianca
febbraio 22, 2008 a 12:21 pm
Bianca Madeccia
(E pensa che son riuscita a leggere divertendomi molto “Tristam Shandy”, che è tutto dire)…