
Maria Grazia Calandrone e Stefano Savi Scarpone a "Silenzi in forma di poesia 2009" in "Senza bagaglio"
LA POESIA NELLA RETE.
Spazi virtuali e immaginari poetici: il videoreading
di Bianca Madeccia
Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sull’argomento ‘La poesia nella rete. Spazi virtuali e immaginari poetici’, in virtù del fatto che da tre anni curo su Poecast un blog (“Epitaffi”) collegato ad un canale-archivio di Youtube (“Epitaffi in video”) specializzato in video di reading d’autore per un incontro che si terrà sabato 17 aprile a Vimercate, ore 15-19, presso la Biblioteca civica, piazza Unità d’Italia 2 g – nell’ambito della manifestazione Poesia teXtura Festival 2010. L’incontro è a cura di Sebastiano Aglieco e Francesco Marotta (gestori rispettivamente dei blog di poesia Compitu re vivi e La dimora del tempo sospeso).
Su Poecast, al momento, credo di essere l’unica a portare avanti questo progetto di reading in video, che non è un progetto di videopoesia, ma riprese dal vivo di autori in lettura di loro testi durante festival, rassegne, reading collettivi.
L’idea, da quel che raccontano i numeri di accesso, è stata buona, anzi, ottima. Difficilmente in una lettura si riescono a raccogliere 3.000 persone, come, ad esempio, nel caso del video di Daniela Raimondi. Ma ogni video si aggira su un minimo di 1.000 accessi, spesso, superando abbondantemente questa soglia. Quindi, dal mio punto di vista, questa è la prova che i nuovi media contribuiscono ampiamente e con successo al diffondersi della poesia, poiché è innegabile che queste cifre superino di molto anche quelle di vendita dei testi editoriali prodotti dagli stessi autori.
Certo, i video di letture dal vivo non potrebbero mai sostituire il libro, ma sono un ausilio preziosissimo al diffondersi della scrittura poetica. Invece, lo stesso discorso non è valido per la videopoesia, che spesso è una produzione che esula completamente dalla pagina scritta e dal libro. Insomma, il video si va affiancando, sovrapponendo, ibridando alla poesia scritta, e grazie a portali come youtube ne favorisce una diffusione geograficamente molto ampia. Non è certamente un caso se negli ultimi due anni anche le case editrici vanno sempre più adoperandosi nella produzione di booktrailer.
Ad oggi, ho prodotto 29 video effettivi, e sto lavorando proprio in questi giorni alle riprese di altri cinque. I video prodotti fino ad oggi riguardano: Maria Grazia Calandrone, Maria Pia Quintavalla, Sara Davidovics, Mariangela Gualtieri, Giovanna Marmo, Lidia Riviello, Patrizia Valduga, Elisa Davoglio, Daniela Raimondi, Annamaria Ferramosca, Monica Maggi, Jolanda Insana, Bianca Menna alias Tommaso Binga, Luigi Romolo Carrino, Davide Rondoni, Mimmo Grasso, Roberto Ceccarini, Franco Buffoni, Mark Strand, Michele Caccamo, Matteo Fantuzzi, Mauro Tiberi. In lavorazione: Antonella Anedda e Maram Al Masri. L’archivio visivo comprende anche lavori di videopoesia a cura di Marcantonio Lunardi e Cosimo Brunetti su miei testi e una collaborazione tra video e immagini montate da me e la voce di Irene E. Leo, poeta, videomaker, interprete e anch’essa presente su youtube con un suo canale dove sperimenta forme ibride tra lettura, videopoesia e videoarte.
PERCHE’ IL READING D’AUTORE SU YOUTUBE PIACE
Si rimane sempre un po’ sconvolti dal vedere che la voce ha un potere indipendente dalla parola. E’ alla voce che, fin dall’antichità, è stata affidata la trasmissione di ogni sapere che ha riguardato intimamente l’essere umano. La voce fa da legame, da cuore, perché qualche frammento di verità passi tra il poeta e chi ascolta. E’ ancora la voce, e non solo il linguaggio, ad aprire l’accesso all’inconscio. La voce non è mai solo sostegno della parola; essa è, parafrasando Paul Valéry – come la poesia: un esitazione prolungata tra suono e senso.
Cosa c’è, in scena nelle letture di poesia? Non semplicemente un corpo, ma una persona, qualcuno vestito “come nella vita”. Il poeta scrive delle parole, che esteriorizza, che espelle da se stesso: se ne era liberato e disfatto, ma ecco che queste parole tornano presso di lui, dentro di lui, lo riattraversano e lo fanno vibrare; fanno vibrare il suo corpo, le sue corde vocali. Non solo: danno una disposizione anche al suo assetto, alla sua postura fisica. E cosa si chiede al poeta in scena? Di mostrare l’essere attraversato dalle sue stesse parole. Il poeta in scena tiene in mano la carta, ha un libro che lui stesso ha scritto, non finge di improvvisare: mostra il libro, o la carta, i fogli sparsi, le pagine, insomma tutti quei posti dove stanno le parole che aveva espulso da sé, e che ora invece lo riattraversano reimmettendosi in circolo dentro di lui, toccando dall’interno la sua persona e facendola vibrare, in bene o in male, come uno strumento musicale.
Pensiamo ancora, per contrasto, all’attore: l’attore imita la produzione linguistica immediata degli esseri umani, fa finta di improvvisare con naturalezza la battuta che in realtà ha imparato a memoria, e gran parte della sua bravura consiste nel far credere agli spettatori che, in quel momento, lui stia semplicemente parlando.
Le letture attoriali di poesia spesso fanno pensare alla mancanza di vitalità della macchina senza imperfezioni, e proprio per questo senza vita. L’esibizione mette in scena il lato sterile, amorfo, della ricerca di eccellenza. Una voce che si esibisce, resta fissa, per quante modulazioni produca, e mortifera, per quanto apparentemente vivace prosodicamente. Una voce che si esibisce, congela all’impeccabilità di una prestazione irrigidita. L’eccesso di tecnica corre il rischio di impegnare la mente ma distrarre il ‘cuore’, di mostrare un eccesso di controllo che, in molti casi, blocca ogni forma di feeling con il pubblico
Bibliografia:
V. Mathieu, La voce, la musica, il demoniaco, Spirali, Milano 1983, Mariuccia Sofia, Manuale di educazione alla voce, Hermes edizioni, A. Lowen, La voce del corpo, ed. Astrolabio Ubaldini, B. Madeccia, La voce della Sirena, Tiziano Scarpa, Il poeta e il coro del silenzio.
10 commenti
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aprile 15, 2010 a 11:52 am
silvano
Visto che lei cita Sebastiano Aglieco, con il quale ho condiviso progetti (mi manca l’aggettivo congruo e me ne scuso con i lettori) mi piace riferirmi ad una modalità che Aglieco conosce, diversa dalla lettura e dalla attorialità e dalla amatorialità in teatro.
Questa modalità la definiamo “dono teatrale” ed è in sintesi un testo che qualcuno dona a qualcun altro. In questo testo-dono lo scrivente cerca di specchiare il ricevente: il quale a sua volta lo ri-legge come è in grado di fare. Se è un attore consapevole, se è un cattivo lettore, se è un semi analfabeta, se è una persona che si imbarazza a dire verso gli altri…ciascuno sceglie il suo modo.
La novità(?) sta nel fatto che chi scrive si occupa dell’altro in modo concreto: avendone attenzione e avendone cura nell’affrontare la scrittura che è davvero”verso” l’Altro.
Piccoli eventi, piccole situazioni che riescono ad avere la degnità comunicativa nel momento in cui ricercano il massimo possibile della veridicità. Non verità, veridicità: per precisare che si tratta di sforzarsi di dire una verità.
Aglieco conosce questa ricerca: che credo stia molto dentro la sua ricerca di autore di “versi”, dove la realtà la si avvicina con il massimo possibile di veridicità.
Non esiste una tecnica, qui.
Esiste una persona che scrive un testo, che lo dona a qualcuno, che a sua volta lo restituisce. Una relazione circolare che non fa spettacolo. Semmai fa teatro, ovvero, fedele alla radice etimologia della parola, prova a “guardare e vedere”.
Grazie per la lettura.
aprile 15, 2010 a 12:45 pm
Bianca Madeccia
Fa bene a puntualizzare. Certo, esistono altre forme di scambio che anche io ho praticato. Sul canale troverà due miei testi ‘ceduti’ a due poetesse: Irene Ester Leo (performer e videomaker) e Rossana Carturan (poeta e doppiatrice) che mi hanno restituito la ‘loro’ versione vocale e un senso nuovo legato a quei testi.
Un altro esperimento del genere è stato fatto con un cantatnte, che ha musicato e cantato in forma di recitativo un mio scritto, mentre il videomaker Marcantonio Lunardi ne ha curato la parte delle immagini, un quarto esperimento, è stato fatto con un artista visivo, Cosimo Brunetti, che prima ha ‘disegnato’ il mio testo e poi ne ha tratto un lavoro di videoanimazione ‘muta’ che molto si avvicina alla videoarte. Quindi, sì, capisco bene che le forme di ibridazione possibili sono molte e complesse. E mi ha fatto piacere che lei sia passato qui a ricordarlo. Buona giornata. B.
aprile 15, 2010 a 2:38 pm
gugl
ottimo lavoro, Bianca.
se posso dire: la voce è linguaggio perché è un sistema di segni (sonori)socialmente organizzato. nella lettura si sovrappongono due linguaggi (verbale e sonoro) che interagiscono per somiglianza o differenza. Questo dà probabilmente maggiore spessore al testo.
ci vediamo sabato?
aprile 15, 2010 a 3:14 pm
Discussioni in rete « COMPITU RE VIVI
[…] Bianca Madeccia […]
aprile 15, 2010 a 3:47 pm
Bianca Madeccia
La prosodia poi meriterebbe uno studio a sé. Si parla di poesia sonora (e in musica di ‘paesaggi sonori’), quando i processi che tu descrivi non si sovrappongono più e ognuno dei due linguaggi (verbale e sonoro) trova strade alternative di sperimentazione autonoma. Tra gli autori ripresi nel mio archivio Sara Davidovics fa un lavoro del genere sul linguaggio sonoro, sottraendolo alla sovrapposizione del messaggio verbale, ad esempio. Ma come lei e prima di lei altri, certo.
Mi dispiace molto, ma sabato non ci sarò. Mi hanno detto che il tempo in realtà è stringatissimo e che i due organizzatori cercheranno di riassumere le relazione presentate, compatibilmente con il tempo a disposizione.
Peccato, mi sarebbe piaciuto, ma ci saranno altre occasioni, spero.
aprile 15, 2010 a 4:05 pm
silvano
Grazie per l’attenzione. Ma non puntualizzavo…mi sentivo solo “suggerito” e stimolato da quello che lei scrive.
Per essere più preciso, in realtà il “dono teatrale” non è una ripresa ibridata di un testo: è un testo scritto “verso” qualcuno, e questo qualcuno è presente a chi scrive, è “esperienza” di chi scrive.
Il dono teatrale non si lascia genericamente: anzi, nasce dall’incontro con l’Altro e si misura sull’Altro.
E non si tratta di ibridazione, che rimanda anche nell’etimo ad una specie di superamento del limite, ad un andare oltre…
E comunque grazie ancora per l’attenzione e auguri per il suo lavoro.
aprile 15, 2010 a 8:46 pm
gugl
il tempo è stringatissimo se vengono tutti. se siamo in due abbiamo 3 ore ciascuno 🙂
aprile 15, 2010 a 9:10 pm
Bianca Madeccia
@Silvano, in effetti ora capisco meglio quello di cui parla. Mi sembra veramente una forma di ‘abbraccio’ poetico e di dono molto bello…
aprile 15, 2010 a 9:15 pm
Bianca Madeccia
:)))))
Da quello che so fino a questo momento sarete sicuramente in quattro, ma credo in realtà molti di più. Il programma è interessante e la poesia da quelle parti conta buoni supporter. In più, se ho ben capito ci saranno anche collegamenti esterni e videoconferenze. Ma perché non trasmettere anche in streaming? Avreste una platea molto più vasta…
aprile 16, 2010 a 1:46 pm
LA POESIA NELLA RETE. Due appuntamenti a Vimercate e Verona. « Poetarum Silva – the meltin'po(e)t_s
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